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Dedicata a… Herbert von Karajan

In tanti ce lo chiedono, e noi in genere rispondiamo che si tratta di una figura di immenso fascino e di un carisma magnetico. E’ stato il più grande «ambasciatore» della Musica Classica di tutti i tempi. Mai, come con lui, la Grande Musica ha avuto prestigio, considerazione pubblica ed è stata nota al grandissimo pubblico. Ancora oggi, un suo disco è presente in ogni famiglia del mondo. E’ stato forse il più grande direttore di tutti i tempi, e questo è importante. Ma noi non abbiamo scelto lui per questo.

Non ci interessa il Karajan super uomo, capace di pilotare un aereo a reazione, e di spostarsi con il suo jet personale da Berlino a Vienna in mezz’ora. Non ci colpisce lo sciatore da medaglia d’oro, il raffinato pilota di auto sportive, il vincitore di un’Americas’Cup al timone del suo yacht o la star da copertina che prendeva il sole a Saint Tropez. Dirigeva a memoria l’intero Ring di Wagner o il Cavaliere della Rosa di Richard Strauss: 50 opere liriche e 800 brani sinfonici dimoravano intimamente nella sua memoria in ogni infinitesimo dettaglio.

Ancora oggi le più grandi orchestre del mondo – i Berliner e i Wiener – suonano con la sua idea di suono e si esibiscono in sale da concerto – la Philharmonie di Berlino, la Festspielshaus di Salisburgo – che esistono e sono così perfette perché lui le ha volute così. Per tutto questo lo ammiriamo, ma non lo amiamo per questo.

Il Karajan che abbiamo amato, e che ha lasciato in noi un segno indelebile, quello che non potremo mai dimenticare, quello al quale abbiamo dedicato la nostra Associazione, è invece quello degli ultimi anni. Quell’uomo reso piccolo dalla malattia, rinchiuso in un fisico piegato dai dolori, che si trascinava sul podio sorreggendosi alle pareti e quando vi giungeva trasmetteva un messaggio di luce. Non si tratta solo della capacità di dominare il dolore fisico, ma soprattutto dell’infinita pazienza di quest’uomo nel lavoro, come se da una sua imperfezione potesse dipendere la sorte dell’universo. In questa figura, che anche nei momenti più difficili ha saputo conservare tutta la sua fierezza, abbiamo capito che cos’è il rispetto per la vita – la propria e quella degli altri – e che cos’è l’amore totale per ciò che egli amava più di ogni altra cosa: la Grande Musica.

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